Tempo fa avevo acquistato Jagannath (e Amatka) di Karin Tidbeck incuriosito dagli elogi che le riservava China Mieville (L’uomo del censimento), uno dei miei autori preferiti in assoluto . Come spesso accade il libro era rimasto lì nella pila infinita delle prossime letture, pressoché dimenticato, finché non l’ho rivisto a Stranimondi nello stand di Safarà (editore che merita grande attenzione anche per una serie di altri libri estremamente interessanti).
Ho scelto di iniziare da Jagannath, perché è una raccolta di racconti, un formato che amo particolarmente, perché costringe l’autore a distillare il meglio della propria scrittura in poche pagine e permette al lettore di farsi rapidamente un giudizio sulle capacità e lo stile dello scrittore.
È una raccolta di tredici racconti, in bilico fra fantascienza, dark fantasy, weird e horror. Una cosa che colpisce sono le atmosfere, specialmente nei racconti “rurali” si percepisce una particolare ambientazione fatta di natura, folklore, nostalgia ottimamente veicolata.
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